Spiritualità

 

I Celti furono una popolazione indoeuropea stabilitasi nelle Isole Britanniche (Celti insulari) ed in varie aree europee (Celti continentali) tra il VI ed il III sec. a.C., in particolare in Gallia, nella Penisola Iberica, nell'Italia centro-settentrionale (Gallia Cisalpina), nei Balcani e fino alla Penisola Anatolica.

I Druidi costituivano l'èlite intellettuale e la coscienza spirituale dei Celti ed avevano dato impulso alla società dell’epoca organizzandola secondo le grandi leggi spirituali di cui avevano appreso l’espressione proprio grazie alla loro comunione profonda con la Natura. Essi insegnavano che esisteva un dio unico ed inconoscibile, incomprensibile ed incommensurabile che si espremeva tramite tre grandi forze: la Forza-Volontà-Potere, il Sapere-Conoscenza-Saggezza e l’Amore-Creatività-Produttività.
I Druidi erano anche sacerdoti con il compito di celebrare le funzioni religiose, offrire i sacrifici, curare, giudicare, istruire i giovani e custodire a memoria le tradizioni sacre; il potere supremo veniva assegnato ad un Arcidruido
I Celti coltivarono degli alti ideali spirituali connessi alla Natura, con un rispetto ed un senso di intrinseca unità con la Terra analogo a quello Nativi Americani, (tanto da essere stati definiti a volte "Indiani d'Europa").

La spiritualità era intimamente connessa con la Natura e con la realtà materiale.
Lo Spirito era il seme, la causa di ciò che si manifestava tramite la materia e perciò veniva data molta importanza al 'sogno’, alla ‘visione’, a tutti quegli aspetti che. utilizzando la fantasia e l’immaginazione, creavano in qualche modo le forme secondo le quali si sarebbero in seguito strutturati gli avvenimenti della vita quotidiana. 
Ecco che il poeta, il veggente, il sognatore, il Druido, l’artista in generale, il guerriero in cerca dell’onore, erano tenuti in alta considerazione all’interno della società celtica e ad essi veniva riconsciuto l’importante ruolo di mediatori fra la Realtà Spirituale (la ‘Volontà degli Dèi’) ed il mondo terreno. Attraverso l’utilizzo di tecniche per modificare lo stato di coscienza ordinario, come l’assunzione di bevande e cibi rituali o l’invocazione ed il rito, la declamazione di versi composti al momento o il compimento di imprese fisiche particolari, l’essere umano poteva entrare in contatto con l’Aldilà che stava dietro il sottile velo della materia.
I passaggi verso l’Aldilà celtico erano non i luoghi costruiti da mani umane, ma le fiamme dei fuochi, le sorgenti ed i laghi, le caverne e le radure, il vento e il suono della voce accompagnata dalla musica.

I mondi invisibili, secondo questo approccio alla Vita, divenivano percepibili e mostravano la loro partecipazione all’esperienza umana grazie ai segni, agli avvenimenti, ai fenomeni atmosferici, all’incontro con gli animali durante la caccia nella foresta, al soffiare del vento in particolari occasioni, legando indissolubilmente il Divino alla Materia. Gli Dèi (le Forze della Vita) si mostravano quindi agli uomini; e qualunque elemento, creatura o avvenimento, erano la forma attraverso la quale il Grande Mistero dello Spirito compartecipava alla vita dell’uomo.

L’aldilà perciò non poteva spaventare i Celti che lo immaginavano come uno stato di prosecuzione della vita terrena, raggiungibile in qualsiasi momento da qualunque posto, dove muoversi liberamente senza vincoli né sofferenza se non una profonda nostalgia per i luoghi e le persone amate incontrati sulla Terra.

Il momento migliore per compiere il passaggio dal mondo fisico all’Aldilà era il periodo di Samonios, quando le Porte della Realtà Spirituale si spalancavano per permettere alle anime dei defunti di incontrare gli antenati ed a questi ultimi di gettare uno sguardo nel futuro e scorgere i propri discendenti. La festa di Samonios, oggi famosa come Halloween, era anche il capodanno del calendario celtico, il momento in cui iniziava la metà oscura dell’anno, la Notte della Grande Giornata, che sarebbe terminata con la festa di Beltane, in Maggio, il momento della fertilità. Le altre date importanti del calendario della Religione Naturale Europea dei Celti erano in febbraio, festa di Imbolc, dedicata alla Dea Brigit, patrona delle nascite, dei poeti, dei medici e degli artigiani ed in Agosto, festa di Lughnasadh durante la quale si celebravano i frutti della Terra e si ringraziava per l’abbondanza che avrebbe permesso al popolo di superare la stagione fredda. 
I solstizi e gli equinozi, segnando altri momenti fondamentali dell’anno, erano molto probabilmente tenuti in alta considerazione.

Nel mondo celtico si trovano diverse figure femminili che hanno ricoperto ruoli di spicco, quale quello di guerriere, regine, diplomatiche. 
Appare controversa, invece, la questione del ruolo delle donne come druidesse, anche se non mancano in merito testimonianze a favore.

 

Bibliografia minima:

S. Danesi, 2010. "I Druidi custodi della Dèa"

Guyonvarc'h C.-J- & Le Roux F., 2005. Les Druides. Edition Ouest-France.

Taraglio, R. 2001. Il Vischio e la Quercia, Spiritualità celtica nell'Europa druidica. Edizioni L'Età dell'Acquario.

 

(Testo a cura di Valentina Actis)

 

 

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